Cloud, applicazioni online, social network. Come viene inteso il PC di oggi nella nuvola?
Negli anni 80, la IBM faceva da padrone nel mondo dei computer. In ambito aziendale, i PC non erano ancora molto diffusi e gli home computer si limitavano ad essere usati al 90% per i videogiochi. Al loro posto c’erano i Mainframe, grandi unità di calcolo molto costose che eseguivano operazioni per centinaia di utenti. A questa unità centrale erano connessi dei terminali stupidi. Non erano altro che una tastiera ed un monitor collegati direttamente al mainframe. Dunque, non erano altro che gli occhi e le orecchie di questo grande computer.
Negli anni successivi, si è passati ai PC e ci si è resi conto che distribuendo il calcolo e i dati tra di loro si potesse creare un sistema distribuito, pari o superiore ad un unico nodo. E da qui le reti peer-to-peer, i calcoli scientifici con cluster e la creazione di reti locali sempre più potenti e di grandi dimensioni. Questo fenomeno prende il nome di downsizing. Ora che in rete si possono collegare computer sempre più potenti, ci saranno un grande spazio di memorizzazione, sufficiente potenza di calcolo per ogni individuo. Ed ecco che sono nati i moderni PC di un certo livello.
Eppure, qualcosa è accaduto. Notebook con processori Celeron di scarse prestazioni, SSD veloci ma poco capienti (persino 32GB) e abbonamenti al cloud. Avere dati e applicazioni su un server in chissà quale parte del mondo, al sicuro. Visto che il mio computer è debole, lo faccio fare al cloud. Sfrutto le sue applicazioni e ci salvo tutto lì sopra, sfruttando la tecnologia del platform as a service.
Dunque il PC diventa un qualcosa che si collega e sfrutta la potenza di calcolo di un host in remoto. Questo host sarà magari un sistema distribuito e sfrutterà le moderne tecnologie ma il fatto resta sempre lo stesso: i terminali stupidi resistono. Non sono più occhi e orecchie ma hanno anche un cervello, non troppo grande. Un minimo di autonomia, un minimo di pensiero. Ma di fatto, senza internet non sono altro che roba di vent’anni fa.

Blogger e scrittore ventenne nato a Taranto. Collabora con diverse agenzie di marketing digitale e operativo. Ha pubblicato il manuale Windows 10: Guide e Soluzioni e il libro di narrativa storica Cronache di un Palazzo Abbandonato.