Oggi si è verificato un altro “Whatsapp Down”. Ha persino preso un nome questo fenomeno, quasi come fosse un black out di dimensioni imponenti.
Che le nostre vite siano diventate dipendenti da WhatsApp, questo lo avevamo ben capito. Ma che nel giro di pochi minuti ci siano articoli persino su testate come il Corriere della Sera e l’ANSA, è davvero il massimo. WhatsApp va per un’oretta in crash? Tutti nel panico. Io, sinceramente, dato che lavoravo…manco me ne sono accorto. Ma quanti mi hanno chiesto immediatamente “ma va WhatsApp?” e quanti “oggi è mancato WhatsApp per TANTO tempo”. Tanto? Ma se fino a manco un paio d’anni fa parlavi solo tramite balcone con la tua vicina di casa! 😀
Stiamo seriamente diventando succubi di una stupida app? Sì. WhatsApp è l’esempio più eclatante, perché a contrario di Instagram o SnapChat o ThisCrush o altre app/siti web che sono soltanto una moda tra gli adolescenti, esso coinvolge gente di tutte le età. A partire dal giovane che avvisa la madre che sta tornando a casa alla signora anziana che legge i messaggi nel gruppo di chissà quale rimpatriata storica. Questo ci avvicina sempre di più agli altri? Possibile. Specie per chi è appunto anziano e solo. Può mettersi in contatto più facilmente con amici e parenti. Ma questo non deve significare che quando siamo proprio con loro, dobbiamo stare incollati ad uno schermo.
Su WhatsApp siamo divenuti un miliardo di utenti ed è di sicuro il servizio fondamentale per la comunicazione rapida utilizzata nel mondo. Nonostante abbia un rivale decisamente più sicuro e strutturato in maniera migliore, e cioè Telegram, il suo primato continua e continuerà sempre ad esserci. Perché non è più la moda del momento, bensì è uno strumento a tutti gli effetti.

Blogger e scrittore ventenne nato a Taranto. Collabora con diverse agenzie di marketing digitale e operativo. Ha pubblicato il manuale Windows 10: Guide e Soluzioni e il libro di narrativa storica Cronache di un Palazzo Abbandonato.