Tutti noi quando pensiamo ad una macchina per scrivere immaginiamo la classica Olivetti Lettera 22 degli anni 50 o una Underwood degli anni 20. Ma negli ultimi anni delle macchine per scrivere, prima della definitiva sostituzione a causa dei Personal Computer vi è stato il periodo in cui si sono evolute grazie all’elettronica.
All’inizio avevamo macchine per scrivere Elettriche, ma poi vi sono state quelle Elettroniche (anch’esse, spesso, chiamate elettriche). Una macchina da scrivere elettrica semplicemente ha un funzionamento elettromeccanico, evitando lo sforzo di battere i tasti con la nostra forza e di muovere il carrello manualmente. Le macchine da scrivere elettroniche, invece, hanno la possibilità di centrare il testo, impostare elettronicamente il margine, hanno anche una certa memoria per alcune funzioni oppure è possibile scrivere tutto il testo visualizzabile su un display e poi stamparlo.

Io oltre a due macchine per scrivere degli anni 70, una Royal ed una Olivetti Lettera 35 del 1974 possiedo un’enorme Olivetti ET111 da ufficio, che permette la stampa su grandi formati (poco più di un A3, cioè il doppio di un normale foglio di carta per fotocopiatrici).
Con una tastiera elettronica e numerose funzioni impostabili grazie ad un pannello con LED luminosi è possibile scrivere anche in grassetto e sottolineato, impostare l’interlinea, lo spazio tra le lettere orizzontale, varie modalità di ritorno a capo, memorizzare i margini, scrivere centralmente e tante altre funzioni.






Il bello delle macchine da scrivere elettroniche era la possibilità di cambiare la margherita, ovvero le piastre metalliche con le lettere. Questo ci permetteva di cambiare i font!



Blogger e scrittore ventenne nato a Taranto. Collabora con diverse agenzie di marketing digitale e operativo. Ha pubblicato il manuale Windows 10: Guide e Soluzioni e il libro di narrativa storica Cronache di un Palazzo Abbandonato.