Il linguaggio COBOL, icona dell’informatica della seconda metà del ventesimo secolo, è uno dei linguaggi più longevi nella storia della programmazione.
Storia…e gloria del COBOL
La prima versione risale al 1959 e nasce ufficialmente nel 1961, grazie ad un gruppo di lavoro composto dai membri dell’industria americana e da alcune agenzie governative degli USA, con lo scopo di creare un linguaggio adatto all’elaborazione di dati commerciali.
Grace Murray Hopper ebbe un ruolo primario nello sviluppo e nella progettazione. Successivamente il linguaggio si è evoluto in vari standard, fino ad arrivare nel 2002 ad uno standard internazionale definitivo.

Il linguaggio resiste ancora, e si tiene in forma!
Gli applicativi COBOL, noti per la loro stabilità, sono stati, fino al 2013 (e lo saranno sicuramente ancora per molti anni a venire), alla base del funzionamento dei Bancomat e dell’operatività di molte banche e assicurazioni.
Molto spesso, ciò è dovuto al fatto che questi applicativi sono stati sviluppati a partire dagli anni sessanta e continuamente implementati nei settanta e ottanta a seguito della prima diffusa informatizzazione aziendale, fino agli ultimi importanti interventi come il passaggio dalla lira all’euro e la rimozione del pericolo del Millennium Bug.
Lo standard COBOL 2002 include il supporto alla programmazione orientata agli oggetti e altre caratteristiche tipiche di un linguaggio moderno.
Esperienze con il COBOL
COBOL è case sensitive e si può imparare benissimo da autodidatti. Chi proviene, però, da linguaggi moderni come il Java troverà delle difficoltà: ad esempio nei cicli, nel quale non si utilizzano forme come il while o il for. Per creare un ciclo si usano, infatti, gli IF e i GOTO, interpretazione molto “alla lettera” dei flow-chart.
Un’altra caratteristica è la dichiarazione delle variabili nella Working Storage con lunghezza massima fissa. Vi è poi la necessità di scrivere i sorgenti secondo uno schema rigido.



Il COBOL conviene?
Chi frequenta il liceo classico studia una lingua morta come il latino. E’ necessario studiarla per poter tradurre le opere classiche, le incisioni e quant’altro. Anche in informatica credo sia indispensabile che vi siano degli esperti che sappiano interpretare le vecchie sorgenti e tradurle con nuovi linguaggi.



Blogger e scrittore ventenne nato a Taranto. Collabora con diverse agenzie di marketing digitale e operativo. Ha pubblicato il manuale Windows 10: Guide e Soluzioni e il libro di narrativa storica Cronache di un Palazzo Abbandonato.