In questo post ecco tutto ciò che emerge da dibattiti suscitati tra le varie comunità di programmatori sparse per il mondo sul linguaggio COBOL.
Ho sempre ammirato il linguaggio COBOL, per la sua semplicità e per potermi definire un programmatore “figlio degli anni ottanta”. In effetti è persino restrittivo parlare di questo linguaggio come di uno che si è utilizzato negli anni ottanta, visto che è nato ben trent’anni prima ed è ancora diffuso ben trent’anni dopo. Di lui ne ho già parlato in un altro articolo, perciò mi focalizzerò in questo post sui tanti e spesso ripetitivi dibattiti che si trovano tra le comunità di programmatori. C’è chi dice che sia un linguaggio morto, c’è chi invece lo obbliga a studiare e si chiede il perché non venga più insegnato nelle scuole e nelle università. C’è chi è convinto , poi, che possa essere una miniera d’oro per chi cerca lavoro (e in effetti di offerte di lavoro ce ne sono), c’è chi invece il COBOL lo conosce ma non lo assume nessuno e vive di stenti.
I soldi transitano via COBOL
Frase ricorrente nei siti web e nei forum è “oltre il 70% delle transazioni business sono svolte in COBOL”. Facendo qualche conto, in effetti, ciò è assolutamente plausibile. Basti pensare agli istituti bancari che utilizzano ancora sistemi d’emulazione per interfacciarsi con i Mainframe IBM, Poste Italiane compresa. Questo perché non tutte le banche né tantomeno le grandi aziende o gli enti pubblici possono permettersi la conversione dei programmi da COBOL ad un linguaggio più moderno come il Java o il PHP. Il prezzo per il passaggio si misura persino in riga di codice e dato che questi programmi hanno radici decennali, di righe ce ne sono a milioni. Ovviamente, i Bancomat hanno sempre la stessa base: il COBOL. Si preferisce costruire servizi di home banking che si interfacciano con il programma centrale a per soddisfare i requisiti di dominio invece che rifare tutto. Ma, poi, alla fine: perché dover ricostruire interi programmi che funzionano già così come sono?
In effetti una motivazione valida non esiste: ci sono solo tante voci negative sul conto di questo vecchio linguaggio, solo perché è appunto datato (infatti la sua raffigurazione è un dinosauro). Intanto con una delle ultime versioni è divenuto un linguaggio ad oggetti a tutti gli effetti. E’ anche noto per la sua stabilità e la sua sicurezza: punti chiave richiesti da aziende di un certo calibro. Per altri vent’anni di sicuro COBOL sarà utilizzato e non vi saranno ancora alternative valide al 100%. E poi, per logica, in cinquant’anni sono stati fatti così tanti miglioramenti da renderlo un linguaggio vicino all’Assembler, e cioè perfetto.
Impararlo o non impararlo?
La Micro Focus, azienda che sviluppa soluzioni per la programmazione in COBOL, punta molto sull’istruire i giovani programmatori all’utilizzo di questo linguaggio. Sì, perché è davvero utilizzato ancora in larga scala e gli sviluppatori stanno scomparendo. È di sicuro, dunque, utile impararlo. Ed ecco delle buone notizie ragazzi: è anche abbastanza facile da studiare! Sempre e soltanto per logica, poi, c’è un altro motivo per cui istruirsi. Se un giorno gli utilizzatori vorranno convertirsi (perché dovranno) ai nuovi linguaggi, bisognerà conoscere quello vecchio per tradurre al nuovo. In poche parole, studiare COBOL è come studiare Latino e Greco: servono sempre, allenano la mente, sviluppano le conoscenze ma soprattutto…servono per le traduzioni!



Blogger e scrittore ventenne nato a Taranto. Collabora con diverse agenzie di marketing digitale e operativo. Ha pubblicato il manuale Windows 10: Guide e Soluzioni e il libro di narrativa storica Cronache di un Palazzo Abbandonato.